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Decostruire la complessità: un’innovazione multidisciplinare (parte 2)

Come le tecnologie immersive creano ambienti formativi di qualità

Nella prima parte dell’articolo intitolato: “Decostruire la complessità: un’innovazione multidisciplinare” - disponibile a questo link - si è compresa l'importanza del coinvolgimento del personale e di come l'intelligenza artificiale possa assumere un ruolo centrale nella valutazione delle competenze hard e soft.

In questa seconda parte, esploreremo perché le tecnologie immersive sono considerate fondamentali per la creazione di ambienti formativi di alta qualità, in grado di migliorare coinvolgimento, apprendimento e retention delle informazioni.

RE-SKILLING e WELLBEING

In un mercato del lavoro che diventa sempre più “liquido” l’esigenza di costante re-training diventa un aspetto non solo importante, ma del tutto necessario. La rapida evoluzione delle tecnologie e delle esigenze del mercato richiedono lo sviluppo continuo di nuove competenze. Acquisire nuove abilità non solo si traduce in maggior competitività aziendale, ma anche in miglior benessere individuale: aumenta la sicurezza in sé stessi, la soddisfazione personale e la motivazione.

Se è oramai diffusa l’importanza di una formazione continua come fattore chiave per sostenere la transizione verso un’economia digitale basata sulla conoscenza, minor attenzione viene, ancora, posta alla selezione dei setting formativi più idonei.

La suite HTD - Human Talent Development - piattaforma as a service che sfrutta le potenzialità analitiche dell’intelligenza artificiale e quelle trasformative degli ambienti immersivi per sviluppare il talento umano nell’epoca dell’era digitale, ha scommesso sull’ integrazione di un training tool in Virtual Reality per facilitare i processi di apprendimento sui gap formativi rilevati.

Ma, perché la realtà virtuale è uno strumento ottimale nei processi di apprendimento?

Per rispondere efficacemente dobbiamo attingere, alle ultime ricerche in campo neuroscientifico.

Capiamo, innanzitutto, come funziona il processo mentale di apprendimento.

L’uomo è in grado di imparare un numero enorme di cose, alcune molto semplici ed altre più astratte. Siamo dotati di diverse tipologie di memorie, che possono essere suddivide in due categorie principali: memoria a breve termine e memoria a lungo termine. Se la prima ci permette di immagazzinare informazioni utili per svolgere attività immediate come il calcolo mentale od il confronto tra oggetti; la seconda, quella a lungo termine, riguarda le abilità e le azioni che, nel tempo, abbiamo imparato a svolgere e governare.

Ai fini dell’apprendimento si deve però considerare un altro elemento di importante rilevanza: le emozioni. Queste, infatti, giocano un importante determinante nei processi cognitivi legati alla memoria, in quanto la forza dei ricordi dipende dal grado di attivazione emozionale indotto durante l’esperienza di apprendimento.

Le emozioni diventano, così, una risorsa formativa importante per l’apprendimento e la memoria

Se si collega, quindi, l’acquisizione di nuove informazioni con esperienze emotive coinvolgenti si genereranno una pluralità di ancoraggi informativi che consentiranno una più veloce e facile rievocazione.

LA MENTE È UN SIMULATORE DI REALTA'

Consideriamo, ora, l’attitudine del cervello ad operare secondo un’economia cognitiva.  

Grazie alla teoria dell’“Energia Libera” di Friston, oggi le neuroscienze hanno modificato la propria metafora di riferimento: la mente,più che a un computer,assomiglia a una macchina predittiva - un simulatore - che attraverso un lungo processo evolutivo ha imparato ad anticipare gli stimoli sensoriali prima che siano effettivamente percepiti. Un sistema che fa previsioni utilizzando formule matematiche di tipo probabilistico calcolate in base ad esperienze precedenti.

Il cervello ha infatti una propensione a risparmiare energia ed a ridurre l’utilizzo della coscienza consapevole che implica, al contrario, un notevole impegno. Per ottenere questo obiettivo genera delle routine neurali cioè degli automatismi comportamentali che non richiedono l’intervento della consapevolezza perché il cervello ha già predisposto, sulla base dell’esperienza, un set di risposte automatiche.

L’apprendimento di nuove informazioni e, ancor più, la stimolazione di nuovi comportamenti sollecita, quindi, uno sforzo considerevole che mette in dubbio le certezze già acquisite; un mondo invisibile e spontaneo ma molto influente.

Possiamo allora dire che:

Dentro di noi esiste un sistema mentale di realtà virtuale che ci permette di pianificare e verificare i nostri comportamenti e di comprendere quelli altrui”.

Se la realtà virtuale è uno strumento tecnologico che simula la realtà, la nostra mente è un sistema biologico che ha lo stesso obiettivo: simulare la realtà per riuscire a prevedere in anticipo opportunità e minacce.

Le considerazioni fin qui riportate enfatizzano il ruolo strategico che la progettazione di setting formativi innovativi e coinvolgenti svolge sull’efficacia dell’apprendimento.

Da questo punto di vista, tra gli strumenti più interessanti, c'è sicuramente la realtà virtuale (VR): tecnologia che, grazie all’uso di un visore, immerge la persona in un ambiente virtuale in cui interazione, dinamiche di gioco (gamification) e approccio di tipo “learning by doing” inducono comportamenti attivi ed apprendimenti esperienziali; abilitando setting formativi più efficaci e performanti.

GLI EFFETTI DELLA VR NEL TRAINING

Come dimostra lo studio da Pwc e Oculus Business tra Febbraio e Ottobre 2019  The Effectiveness of Virtual Reality Soft Skills Training in the Enterprise”, in linea con le evidenze neuroscientifiche è emerso che:

  • Gli utenti formati in VR sono il 275% più preparati rispetto agli altri;
  • La formazione in VR risulta 4 volte più veloce rispetto alle lezioni frontali e 1.5 volte rispetto all’e-learning;
  • I dipendenti formati in VR sono risultati 3,75 volte più coinvolti rispetto alla lezione frontale e 2.3 volte rispetto a quella in e-learning;
  • I formati in VR sono 4 volte più concentrati rispetto ai formati in e-learning e 1.5 volte rispetto alle lezioni frontali.

In conclusione, recenti studi mettono in risalto le qualità delle tecnologie immersive in termini di memorabilità delle informazioni, tempi della formazione e gradimento degli utenti.

Compresa la portata innovativa di queste evidenze, AD Consulting ha scelto di promuovere, all’interno della Suite HTDHuman Talent Development un training tool in Realtà Virtuale per la formazione immersiva delle soft skills. 12 percorsi formativi, integrati alla soluzione di misurazione delle competenze trasversali basata sull’Intelligenza Artificiale che, grazie al linguaggio del gaming, combinano l’e-learning con l’esperienza della formazione da uomo a uomo.

Un’innovazione che ancora le proprie radici nell’ approccio multidisciplinare alla trasformazione digitale, capace di sfruttare il potenziale della tecnologia per valorizzare il benessere dell’individuo e dell’intero ecosistema “organizzazione”.

La transizione verso il modello produttivo digitale richiede un cambio di mentalità. Oggi siamo chiamati a “pensare digitale”.

Serve un’intelligenza di sistema; tutto, ora, si gioca su intelligenza e creatività collettiva.

Il digitale è circolare, random, fuzzy e apre a modelli economici che sono caratterizzati da una parola chiave: “disraptive”.“Pensare digitale” è pensare a delle tecnologie a misura d’uomo, ma anche a degli uomini a misura di tecnologia.

Scarica qui il Manifesto “Intelligenza Connettiva” di AD Consulting

Articolo a cura di:

Stefania Morandi

Innovation Manager di AD Consulting

14 Febbraio 2023